Welfare e risorse comunitarie

La foto ritrae un gruppo di persone che attraversa uno spazio verde.

Welfare e risorse comunitarie

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Animazione Sociale – Cervia Maggio 2022

 Il tema dei possibili modelli di Welfare che valorizzano le risorse comunitarie è stato al centro del percorso di formazione organizzato da Animazione Sociale alla fine dello scorso mese di maggio.

Una due giorni decisamente intensa e articolata su due livelli: 

  • il primo dedicato agli interventi di professionisti istituzionali, addetti ai lavori, psicoterapeuti e docenti di materie che hanno spaziato dal design per l’innovazione, agli studi urbani e alla progettazione sociale
  • il secondo finalizzato all’esperienza e al contatto diretto dei partecipanti con alcune realtà sociali protagoniste del modello di Welfare dell’aggancio  avviato dall’Amministrazione Comunale  di Cervia.

Ad entrambi i livelli abbiamo colto lo spirito del convegno, efficacemente sintetizzato nella citazione di Aristotele proposta da uno dei primi relatori: <<La felicità è cosa buona quando è individuale, è divina quando riguarda la città>>.

Proprio perché riguarda la città, quindi anche  la nostra associazione. Come gli altri Enti del Terzo Settore, infatti, dobbiamo sempre chiederci se le attività promosse sul territorio (le nostre in prima battuta ma anche quelle realizzate dalle Istituzioni pubbliche) generano reale promozione sociale  oppure servono a mantenere lo status quo. Risultato non insolito se gli effetti dei servizi proposti restituiscono soggetti sempre meno disposti a lottare per continuare a difendere i loro diritti. 

Welfare dell’aggancio è inclusione e partecipazione

Il Welfare dell’aggancio con cui Cervia intende superare l’approccio individualistico è fondato su una configurazione dei servizi caratterizzata da una regia pubblica, guardiana del principio di uguaglianza come valore di giustizia sociale e garante di una forma di amministrazione in collaborazione con il variegato mondo del terzo settore.  Dalle Imprese sociali alle tante organizzazioni non lucrative di utilità sociale e al volontariato informale delle cosiddette Sentinelle di comunità.  

Le risorse comunitarie: le Sentinelle di comunità

A Cervia le Sentinelle di comunità possono essere baristi, parrucchieri, edicolanti, amministratori di condominio, sacerdoti, insegnanti. Singoli cittadini in grado di rappresentare un giacimento di solidarietà per il territorio. Sportelli dematerializzati attraverso i quali quotidianamente è possibile osservare situazioni di fragilità e individuare persone con bisogni non espressi, magari perché incapaci (per ignoranza, vergogna o supponenza) di chiedere aiuto rivolgendosi ai servizi istituzionali. Soggetti con un talento sociale che, opportunamente guidato, può diventare il ponte che collega i bisogni dei territori alla rete di servizi istituzionale.

Le risorse comunitarie: le Porte di Comunità

  Le Porte di Comunità  di Cervia rappresentano il secondo livello di risorsa comunitaria. Sono collegate a una sede fisica e specifica sul territorio e sono il punto di riferimento per i cittadini che vivono in quell’area. 

Ogni Porta di Comunità – a Cervia (29.000 abitanti) ce ne sono attualmente sette – è gestita grazie al lavoro dei volontari delle associazioni, svolto  in sinergia con le linee di indirizzo dettate dai Servizi Sociali del Comune e con il supporto del Consiglio di Zona di riferimento e del Distretto Sanitario  di Ravenna. Oltre alla Porta di Comunità Mensa Amica, noi ne abbiamo visitate altre due. 

La Porta di comunità di Pisignano

La Porta di Comunità di Pisignano, si trova in un piccolo  Comune  a una decina diLa foto ritrae il momento di inaugurazione della Porta di comunità di Pisignano a Cervia. chilometri da Cervia.  Qui,  alcuni volontari dell’associazione di promozione sociale Francesca Fontana sono disponibili tutte le mattine dal lunedì al venerdì per ascoltare le esigenze dei cittadini di quella comunità (poco più di 2.000 persone): dalla segnalazione di una buca davanti alla scuola, al disagio di un bambino, all’anziano che non riesce ad accedere ad alcuni servizi e ha bisogno di assistenza. Il volontario prende nota e se non è  in grado di rispondere in autonomia contatta l’Assistente sociale o l’Assessore ai Servizi Sociali perché prendano in carico la situazione.  

La Porta di Comunità di Pisignano, è co-gestita anche dai volontari dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Grama a cui fa capo l’omonimo centro. Spazio in cui vengono organizzate attività sportive ed eventi di intrattenimento  atti a instaurare relazioni significative con la comunità.

L’apertura della Porta di Comunità di Pisignano ha anche permesso di riportare su quel territorio il servizio di Medicina Generale che negli anni era stato sospeso a causa della scarsità del bacino di utenza. Il servizio è aperto due mattine alla settimana.

La Porta di Comunità Scambiamenti

La porta ritrai l'ingresso della Porta di Comunità Scambiamenti di Cervia

La Porta di Comunità Scambiamenti si trova nel centro di Cervia ed è nata come spazio in cui offrire corsi di italiano agli stranieri.

Dal 2014, all’obiettivo legato ai corsi di alfabetizzazione ne sono  stati aggiunti due. 

Sono entrambi orientati a rafforzare la coesione sociale attraverso lo scambio reciproco di risorse, anche se si muovono in due diverse direzioni di senso:  

  1. favorire l’avvicinamento degli stranieri alla cultura ospitante
  2. promuovere le competenze degli studenti universitari 
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L’individuazione del primo obiettivo è conseguenza delle esperienze fatte fino al 2014 e centrate sulla valorizzazione della cultura di origine come strumento di inclusione.  Quelle stesse esperienze avevano evidenziato il rischio di favorire la chiusura dello straniero dentro alla sua comunità e hanno attivato un pensiero alternativo fondato sulla costruzione del bilancio di competenze delle persone straniere  per:

  • mappare le loro competenze specifiche
  • valorizzarle attraverso la proposta di nuovi corsi di lingua araba e francese oltre a un laboratorio di cucina marocchina
  • coinvolgere le persone straniere in queste nuove attività attraverso la messa a disposizione  del loro sapere a servizio della comunità, in prevalenza italiana 

Il secondo obiettivo è nato dall’idea di coniugare due diverse esigenze: quella, sentita dai giovani,  di disporre di spazi in cui sperimentare le loro capacità  e quella di ampliare le occasioni di incontro e di scambio con la comunità. Da questa idea è nata la proposta di alcuni incontri dedicati all’ esposizione di tesi di laurea su argomenti di interesse per la comunità e utili  agli studenti universitari per mettere alla prova le loro competenze oratorie.

Spunti di riflessione per un Welfare di comunità

Di seguito proponiamo alcuni stimoli tratti dagli interventi che abbiamo ascoltato durante i due giorni di formazione e che riteniamo particolarmente significativi. Di ognuno, indichiamo il relatore.

Le esperienze di Welfare di comunità presentate hanno in comune alcuni importanti pilastri:

Costruzione di un pensiero politico

Daniela Poggioli, architetta e dirigente Responsabile del progetto Welfare dell’Aggancio:

  •  avere un’ idea della città che vogliamo, ma anche essere capaci di far emergere quanto è già stato fatto ed è patrimonio della città

Gino Mazzoli, psico-sociologo:

  • il livello del pensiero deve  necessariamente precedere  tutto quello che si vuole realizzare. Organizzare spazi deputati alla gestione di incontri sistematici è un’azione della massima importanza: presidi dove fare la manutenzione dei legami; coltivare  relazioni con impegno e continuità; favorire il passaggio  dall’immateriale al corporeo, dal teorico al pratico, dal globale al locale, dal veloce al lento, dall’individuo al gruppo 

Regia del processo trasformativo  

Per tutti e tre i relatori che seguono deve essere in capo alla Pubblica Amministrazione attraverso azioni e forme di gestione diverse.

Ezio Manzini, fondatore di Desis Network Design for Social Innovation and Services, sottolinea l’importanza del ruolo di garante:

    • della realizzazione anche in altre parti della città di ciò che è in atto e funziona (ad esempio l’orto sociale) in una o poche parti di essa
    • dell’abbandono degli atteggiamenti volti a lasciar fare a chi già fa e a rendergli facile il compito
    • della nascita di una pluralità di costellazioni di normalità trasformativa 

Massimo Bricocoli, direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, evidenzia il compito:

  • di saper conciliare l’aspirazione universalistica del Welfare e la disomogeneità del territorio attraverso la promozione di una cultura dell’agire sociale che coinvolga tutte le risorse comunitarie e non solo le competenze specifiche. Il motivo è lo spazio. Il modo in cui è già organizzato o lo vogliamo organizzare struttura i comportamenti  e genera condizionamenti da cui è difficile prescindere. Per questo motivo, il lavoro sociale deve essere piuttosto visto come uno “sporco lavoro di quartiere” il cui obiettivo è la cura degli umani, ovvero la capacità di federare persone e luoghi 

Patrizia Meringolo, psicologa di empowerment di comunità, parla della necessità di garantire:

  • il diritto di cittadinanza alle prospettive discordanti, consapevoli del fatto che nessun punto di vista può mai essere elevato a migliore in assoluto
  • l’applicazione di un modello di analisi del contesto che parta dai valori e non dai bisogni del territorio perché questi creano fratture e disuguaglianze, comunità chiuse e non comunità coese

Valenza educativa dell’ intervento

Ne parla Cesare Moreno, Presidente dell’Associazione Maestri di strada Onlus di Napoli, che dice:

<<cura bellezza e sogno sono gli strumenti alla base di ogni intervento educativo. Il compito dell’educatore non è quello di porsi verso l’Altro in una relazione di aiuto ma di scambio in un contesto di solidarietà umana. Cosa ben diversa dalla solidarietà sociale. Gli uomini  devono  essere capaci di vedere lontano e insieme occuparsi gli uni degli altri con scopi e narrazioni comuni. Bisogna sognare l’altro come oggi non è.>>