La nostra visione

Logo di Curiosamente APS

Curiosamente è un’Associazione di Promozione Sociale costituita a Lodi il 21 aprile 2011 da sette soci fondatori. Gli obiettivi statutari ci vedono impegnati nella realizzazione di eventi di sensibilizzazione e informazione sui temi del benessere mentale e di attività per il reinserimento sociale delle persone con disagio psichico.

Il motto che accompagna il nostro logo è Insieme diamo senso alle fragilità e riassume i nostri scopi:

  • prenderci cura delle difficoltà che rendono fragili
  • mettere a disposizione della comunità le nostre esperienze
  • promuovere il benessere sociale e valorizzare le diversità

Disagio psichico e salute mentale, la situazione in Italia

Secondo il Sistema informativo per il monitoraggio e la tutela della salute mentale (SIMS), gli italiani che nel 2019 assumevano antipsicotici, antidepressivi o Litio erano 8,5 milioni ovvero il 14,23% della popolazione. La stessa percentuale, con poche oscillazioni, era stata rilevata anche a livello regionale. Ugualmente in linea con i dati nazionali, l’incidenza delle persone seguite dai Dipartimenti di Salute Mentale: l’ 1,38% nel 2019, ovvero poco più di 800.000 persone.

Non abbiamo dati certi su chi si prenda cura degli altri 7,5 milioni di individui. Gli effetti dello stigma che grava su queste persone e i loro famigliari portano a pensare che una parte sia curata in casa con il supporto dei Medici di Medicina Generale. Un’altra parte, è probabilmente composta da persone con sofferenza psichica lieve (o ritenuta tale) e senza implicazioni rilevanti dal punto di vista funzionale/sociale.

Questa situazione è aggravata dal fatto che la manifestazione di un disagio mentale già dall’età di 14 anni incide sulla metà di tutte le malattie mentali e nel 75% dei casi appare entro i 25 anni.

Perché parlare di disagio e salute mentale

Di disagio psichico e salute mentale si deve parlare, perché le due condizioni possono coesistere nella stessa persona. In molti casi il disagio psichico permette di condurre una vita sufficientemente equilibrata e gratificante. D’altra parte, il fatto di sentirsi in uno stato di buona salute mentale non è di per sé sufficiente a garantire la sua permanenza per sempre.

Come Curiosamente, vogliamo parlarne per aiutare le famiglie a evitare di commettere errori che molti di noi hanno fatto:

  • sottovalutare i primi segnali o accontentarsi delle risposte che mettono a tacere la nostra preoccupazione
  • non chiedere aiuto e chiudersi in un silenzio che produce solo sofferenza e solitudine
  • rassegnarsi a subire la situazione, perché “ognuno ha la sua croce”

Ne vogliamo parlare perché l’errore più grande è perdere tempo: è ormai noto che, se affrontate all’inizio, queste condizioni possono spesso permettere ai nostri figli di vivere vite soddisfacenti e produttive da adulti. 

Il nostro impegno per il benessere mentale

Curiosamente APS è impegnata su due fronti:

  • le famiglie, i loro congiunti con disagio psichico e, in generale, le persone impegnate nella cura di chi è fragile
  • le Istituzioni socio-sanitarie

Aiutiamo la famiglia a chiedere

Siamo a fianco della famiglia per aiutarla ad affrontare il fallimento della vita che va a rotoli e l’idea di poter chiedere. Senza il timore di:

  • sentirsi inadeguata perché non capisce le risposte spesso annebbiate da termini tecnici
  • non essere capita perché parla del suo sentire ciò che sta accadendo e della paura che soffoca ogni altro pensiero, senza usare il linguaggio della medicina
  • essere giudicata incapace di essere una brava famiglia o un bravo genitore
  • sentirsi ricattata, sul piano emotivo, dei sentimenti e dei sensi di colpa

Queste esperienze, se non accompagnate, aprono nel tempo ferite profonde. Portano la famiglia a perdere la consapevolezza di ciò che potrebbe continuare a fare/essere nonostante la sofferenza; a rinunciare ad avere voce in capitolo; a subire passivamente la situazione.

Aiutiamo la famiglia nel rapporto con le Istituzioni

Curiosamente APS è al fianco della famiglia anche per aiutarla a sostenere il dialogo con le Istituzioni sociali e socio-sanitarie. Vigiliamo e siamo impegnati in un’azione costante di stimolo affinché:

  • si assumano le loro responsabilità, senza usare la fragilità delle famiglie come alibi
  • guardino la situazione dal punto di vista più ampio della persona e della sua rete di relazioni; non solo del sintomo, della causa che lo ha scatenato o della diagnosi
  • collaborino nell’affrontare la complessità del disagio invece di semplificarlo ricorrendo a connessioni a senso unico (malattia/patologia = compito del medico; contesto sociale = compito dell’Assistente sociale)
  • siano consapevoli degli effetti derivanti dalla scelta delle parole sulla strutturazione dell’identità e sulla costruzione dei processi di inclusione e partecipazione (tra famiglia, congiunto portatore di disagio, la sua rete di relazioni, Istituzioni e Associazioni)

 Che parole usare per parlare di benessere mentale?

Nei contesti  preposti alla salute mentale, le parole sono spesso usate con colpevole disattenzione. La noncuranza preclude a chi è fragile la possibilità di migliorare e radica chi parla senza prestare la giusta attenzione a un pensiero dannoso, perché basato su un pregiudizio.

Succede spesso.
Quando parliamo di una persona con sofferenza psichica dicendo “è schizofrenica” anziché dire “è una persona che soffre di schizofrenia”.
Quando ci riferiamo a un’azione compiuta e considerata riprovevole con espressioni del tipo “è la malattia che glielo fa fare” anziché dire “ha agito così perché in quel momento stava molto male”.
Quando ci riferiamo alla persona come “paziente psichiatrico” anche quando torna a essere autonoma: solo perché continua ad assumere farmaci o perché è ancora seguita dai servizi socio-sanitari.

Usare il verbo essere per identificare la persona, così come riferirsi a lei come “paziente”, la riduce alla dimensione della patologia che le è stata diagnosticata. Parlare di qualcosa che la persona fa come se a farla fosse la malattia, nega alla persona la sua soggettività. Equivale a considerarla un oggetto in balia di eventi esterni.  

È impossibile negarlo, alcune forme di disagio psichico hanno effetti a volte devastanti. Tuttavia, non prestare attenzione alle parole lede uno dei diritti inviolabili dell’uomo: la sua dignità in quanto essere umano. Lo fa sentire guardato – e a volte lo si guarda davvero – come l’insieme dei sintomi o delle mancanze che manifesta