I libri migliorano la comunicazione. Leggere, aiuta a migliorare il nostro lessico e la padronanza del linguaggio. I libri ci permettono di interpretare la vita. Leggere, permette di ampliare prospettive e punti di vista; di modificare, di conseguenza, il nostro modo di vedere il mondo; di stare in relazione con gli altri senza pensare di dover dipendere solo da quello che dicono.
I libri che accompagnano l’edizione 2022:
Stefano Aiolfi | Disordine Alfabetico
Conoscersi. Perdersi e ritrovarsi, tra versi liberi e allitterazioni. Ma quando ciò che scopri non può esprimersi solo a parole allora ecco i disegni. Un gioco di associazioni sparse in un percorso di accettazione: personale e delle proprie risorse espressive. Questo libro porta ordine al disordine e viceversa, scuote anche chi si ritiene “troppo tecnico per l’arte”, stimola il pensiero e matura il ragionamento. Oltre ad essere una vera e propria opera d’arte su carta.
Giorgio Bart e Silvana Quadrino | Parole di medici, parole di pazienti
All’interno di una relazione, l’identità di coloro che interagiscono è definita da una narrazione: ognuno si racconta a se stesso e agli altri in un determinato modo. Così il paziente si racconta al medico, e questa narrazione è presentata come la descrizione vera e completa di colui che racconta. Il fatto è che le narrazioni cambiano col tempo, con la situazione emotiva, con il contesto: ognuno di noi ha molte, diverse identità, tutte in qualche modo vere e contemporaneamente tutte provvisorie. La malattia tende a bloccare il paziente in un’unica immutabile narrazione, che ben di rado la logica è in grado di smontare. È in questi casi che si rivelano utili le abilità di counselling: il compito del counsellor è, infatti, quello di aiutare il paziente a esplorare altre e diverse narrazioni di sé, a individuare nuovi percorsi o, come si dice, nuovi mondi possibili.
Eugenio Borgna | Le parole che ci salvano
Le parole che usiamo ogni giorno possono ferire, ma possono anche essere scialuppe in un mare in tempesta; ponti invisibili verso destini comuni. Nella nostra quotidianità siamo continuamente chiamati ad ascoltare le speranze e le angosce degli altri. Ma come possiamo trovare le parole giuste per rispondere; le parole che salvano e creano relazioni vere? Eugenio Borgna in queste pagine ci indica una via da seguire per entrare realmente in contatto con gli altri. Per fare in modo che le loro parole non cadano nel vuoto e che le nostre servano davvero; mettendo in gioco nel dialogo tutte le emozioni di cui siamo capaci. Perché comunicare non significa rispondere a una mail o a un messaggio, ma condividere la nostra intimità con quella di altri. Solo in questo modo la comunicazione non resterà un gesto tra tanti, ma diventerà un gesto di cura. Un gesto che mai come oggi è tanto necessario e urgente fare.
Rita Charon | Medicina narrativa, onorare le storie dei pazienti
Quando vogliamo descrivere la situazione particolare di un individuo nel corso del tempo o capire perché succede qualcosa, ci serviamo della narrazione. Ordiniamo cronologicamente i fatti (…), ascoltiamo o ricordiamo (…), cerchiamo collegamenti (…). Raccontandoci (…) non solo conosciamo meglio chi siamo, ma lo diventiamo anche. Realizziamo attività fondamentali dell’esistenza come accettare gli altri e noi stessi, rimanere in contatto con le tradizioni, dare un senso agli eventi, rendere omaggio ai nostri legami.
Elisabetta Musi | Dire il mondo. Una ricerca fenomenologica sul valore educativo delle parole.
La parola rivela il nostro rapporto con l’esistenza, dice di derive e smarrimenti o al contrario di posture esistenziali salde e consapevoli. Mancare di parole con cui dire di sé, della propria relazione col mondo, è mancare di presa sul reale. Chi si dedica ai compiti educativi e di cura dovrebbe farlo ponendo anzitutto attenzione alle parole con cui il soggetto rappresenta se stesso e il rapporto con la realtà che lo circonda. E, nondimeno, dovrebbe prestare attenzione alle parole che utilizza, a partire dalle quali la relazione prende forma assumendo una valenza educativa. Ma quando una parola educa? Cosa qualifica una parola propriamente educativa? Attraverso una ricognizione multidisciplinare e una ricerca realizzata con pedagogiste e educatrici dei servizi per l’infanzia, docenti di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, il volume cerca di dare risposta a questi interrogativi.
Graziella Priulla | Parole tossiche.
In ogni ambito della vita sociale, pubblica o privata, ci esprimiamo comunemente con le parole di una cultura razzista, omofoba e sessista che amplifica la pancia del Paese e che nessuna political correctness riesce a debellare. È solo lo specchio della volgarità diffusa o esiste un rapporto circolare per cui parole pensiero e azione si rafforzano a vicenda? Tutt’altro che inerti, le parole definiscono il contesto in cui viviamo e rivestono un ruolo decisivo nella costruzione delle soggettività individuali e dell’identità collettiva, contribuendo a creare le fondamenta sulle quali erigere situazioni di disparità e di prevaricazione nella vita quotidiana. Il rimedio non è dunque il galateo, ma una pratica quotidiana del dissenso e un recupero dell’uso consapevole della lingua come portatrice di significati.
Massimo Recalcati | L’ora di lezione, per un’erotica dell’insegnamento
Periferia di Milano, anni Settanta. Gli anni del terrorismo e della droga, dei sogni di Oriente e di liberazione. Una mattina, nella classe di un Istituto Agrario, fa la sua apparizione Giulia, una giovane professoressa di lettere che parla di letteratura e di poesia con una passione sconosciuta. È quell’incontro a «salvare» Massimo Recalcati che, in questo libro dedicato alla pratica dell’insegnamento, riflette su cosa significa essere insegnanti in una società senza padri e senza maestri, svelandoci come un bravo insegnante sia colui che sa fare esistere nuovi mondi, che sa fare del sapere un oggetto del desiderio in grado di mettere in moto la vita e di allargarne l’orizzonte. È il piccolo miracolo che può avvenire nell’ora di lezione: l’oggetto del sapere si trasforma in un oggetto erotico, il libro in un corpo. Un elogio dell’insegnamento che non può accontentarsi di essere ridotto a trasmettere informazioni e competenze. Un elogio della stortura della vite che non deve essere raddrizzata ma coltivata con cura e riconquistata nella sua singolare bellezza.
Sandro Spinsanti | La cura con parole oneste
Oneste o menzognere, dirette o restie, rispettose o brutali le parole sono parte essenziale della cura: possono potenziarla o comprometterla. Le parole della cura sono comunque parole difficili da pronunciare, e per questo richiedono delicatezza, equilibrio e soprattutto onestà. Utilizzando proprio il criterio dell’onestà, Sandro Spinsanti esamina le “conversazioni” che si svolgono nei diversi scenari del percorso di cura: l’ambito familiare, che precede e accompagna la cura affidata ai professionisti; il contesto clinico in cui hanno luogo gli scambi verbali; quello sociale del sistema pubblico dei servizi sanitari. (…) le parole oneste sono quelle che presuppongono un ascolto e che possono nascere solo in una conversazione che coinvolga tutti coloro che partecipano al processo di cura (professionisti sanitari e reti sociali, familiari e intimi dei pazienti), gestendo le differenze e facendo parlare tra loro mondi morali diversi. (…) è possibile praticare una medicina diversa, con una qualità etica positiva, che sia anche un prezioso punto di partenza per contrastare l’uso sempre più diffuso di parole malate. Perché se c’è un luogo in cui le parole devono rinunciare a essere armi contundenti e diventare veicolo di civiltà è proprio là dove la corporeità mostra la nostra fragilità.