Caleidoscopio Fest 2023 ringrazia

L'immagine rappresenta i partecipanti alla X edizione di Caleidoscopio Fest

Caleidoscopio Fest 2023 ringrazia

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Caleidoscopio fest 2023 è giunto al termine e ringrazia

Caleidoscopio Fest 2023 cala il sipario sulla decima edizione promossa da Curiosamente APS e lo fa attraverso dieci grazie.

Grazie innanzi tutto a chi fin dall’inizio ha deciso di accompagnarci in questa avventura e a chi si è aggiunto cammin facendo. Cinque realtà del territorio lodigiano,  attente, in modi diversi, ai temi della cura di chi è fragile: Famiglia Nuova, Centro Noesi, Cioccolato180, Genitori tosti in tutti i posti, Le stanze di Igor.

Grazie alle Istituzioni che hanno rinnovato il loro riconoscimento attraverso il patrocinio alla manifestazione, per alcune a titolo oneroso. Tra le prime,  il Comune di Lodi, l’Azienda socio-sanitaria territoriale  di Lodi e il Centro Servizi Volontariato Lombardia sud. Tra le seconde, Fondazione Cariplo, Provincia di Lodi, Fondazione Maria Cosway e Comune di Caselle Landi.

Grazie all’amico Sandro Zurla, per la generosità con cui ha risposto alla nostra richiesta di aiuto last  minute, e per la registrazione e montaggio dello spettacolo teatrale Il corpo funambolo.  

Grazie a chi ha condiviso con noi l’impegno messo nella ricerca dell’equilibrio ma anche la voglia di continuare a “mettercela tutta”:

  • la cantante e cantautrice Virginia Veronesi per le emozioni fortissime che ci ha regalato in due diverse occasioni. La prima volta, come ha detto l’amico Bruno Marchini, grazie anche ad alcune complicità.  <<La luna quasi piena che si è alzata all’inizio del concerto, l’eccellente e calda ospitalità che Carla e tutta la Comunità La collina ci hanno riservato accogliendoci, la preziosità delle parole musicate da Virginia>>. La seconda, nella splendida cornice della sala della musica messa a nostra disposizione da Fondazione  Maria Cosway.
  • i ragazzi dell’Istituto Einaudi per il loro coraggio di mettersi in gioco davanti a un pubblico di un centinaio di adolescenti di altre scuole e dei loro insegnanti. Per la forza di raccontare a noi adulti, che crediamo di conoscerli, cosa vuol dire per loro essere adolescenti, perché è così importante “poter cadere” e voler stare fuori dagli schemi. Nella speranza che chi ancora non lo ha fatto, accolga la richiesta di Giada: vedere tutti e tre gli spettacoli de Il corpo funambolo e serbare dentro di sé l’emozione di cui sono carichi.
  • i maestri di Gheta aikidō dojo.  Grazie per aver accompagnato l’esperienza pratica dell’equilibrio come risultato ineludibile di uno squilibrio e dell’armonia come unica via di composizione di questi due estremi. Significative in merito le riflessioni di due partecipanti: <<fermarsi non è una perdita di tempo, ma un’occasione per riflettere su ciò che si sta facendo>>; <<decidere di cadere può essere la migliore delle strategie se l’alternativa è rompersi le ossa>>

Un ringraziamento non meno importante alle persone che abbiamo invitato a portare il loro contributo di pensiero ed esperienza su temi  fondamentali per la conquista di un equilibrio, seppur precario:

  • Marco Rovelli: il suo libro Soffro dunque siamo spiega il legame tra il modello di società individualista basato sull’imperativo della prestazione e della competizione e la crescita del disagio psichico
  • l’educatore socio-sanitario e scrittore Marco Mancini e il gruppo “Di Voce in Voce” formato da Enrica Gioia e Sabrina Aresu. La declamazione dei “dialoghi silenziosi” del libro  Fragili paesaggi ha regalato l’intensità e l’emozione di una professione vissuta senza cessare di interrogarsi 
  • gli specialisti Jannaccone Pazzi, Federico Buffagni, Antonella Metto e Despina Esposito, moderati da Giovanni Foresti all’evento del 12 Ottobre “Corpo, persona e sessualità”.  Molti gli stimoli di riflessione. Sui tabù che ancora avvolgono il tema della sessualità nei contesti di cura. L’importanza del rispetto del limite e di una forte maturità emotiva  per poter “toccare” aspetti intimi senza venire risucchiati nella dinamica affettiva operatore-utente. Sul tipo di educazione sessuale e all’affettività ricevuta, come riflessione preliminare alla decisione di essere di supporto agli utenti. Sulla sessualità come canale di espressione di un bisogno o di affermazione di un’esigenza. Sulla figura dell’operatore come strumento per il benessere dell’utente.

Sullo sfondo sono rimaste questioni altrettanto importanti e ancora da discutere. La relazione affettiva come “contenitore naturale” della sessualità; il genere come possibilità e non solo come destino; la difficoltà di realizzare, nei luoghi di cura, il quadro inibitorio (fatto di desiderio e trasgressione, segretezza e sacralità) di cui la sessualità ha bisogno per crescere ed esplicitarsi; l’intimità come fonte possibile di angosce profonde ed esperienza di rottura dei confini entro cui si  gioca la relazione; la consapevolezza del “fare per sottrazione” da parte di chi ha il compito di riabilitare (un fare perché lo faccia l’altro, non per farlo lui); il rischio di considerare l’equilibrio un obiettivo e non uno stato di personale soddisfazione e benessere.

Il 2024 sarà il centenario della nascita di Franco Basaglia. Ci piacerebbe fosse occasione per riprendere la riflessione da queste ultime questioni, magari allargandola ad altre condizioni di equilibrio precario e oggi testimonianza di nuove fragilità.

A presto.

Anna Garbelli